Intervista al capitano della Serie A dello Sporting, Debora Vicenzotti

"Soffermarsi sulle piccole gioie che ti danno la spinta per andare avanti."
- Debora Vicenzotti


Debora Vicenzotti ha molti pregi. Ha gli occhi buoni. Quel tipo di occhi che stanno imparando dove guardare. Ha cuore. Quel tipo di cuore che potrà fare tante cose serie. Sorride. Con quel tipo di sorriso che dà risposte.
Debora ha iniziato il suo viaggio nello Sporting nella palestra Marconi molti anni fa. Lo ricordo quel suo primo allenamento. Sfacciato. Amava già la fisicità del gioco. Spazzava via dubbi e sicurezze con le sue penetrazioni a canestro. Debora beve da una bottiglietta d’acqua e si prepara a rispondere alle nostre domande. E’ tranquilla. E’ qualcosa che ha già fatto molte volte. Debora è tanti concetti. Una giocatrice, una donna, una persona, un’anima in cerca di un suo posto nella realtà. Debora è soprattutto ciò che le sue scelte stanno creando.

DOMANDA            Iniziamo dal principio. Usa tre  parole o immagini per descrivere la prima amichevole stagionale.

DEBORA                  Confusione, poca intesa di squadra, poca determinazione.

DOMANDA            E tre parole o immagini  per descrivere la seconda amichevole vinta di 6?

DEBORA                  Voglia di vincere, gruppo coeso, serenità.

DOMANDA            Rimaniamo all’inizio di questa nuova stagione. Tre parole o concetti per descriverla?

DEBORA                 Clima tranquillo e sereno. La squadra è giovane con voglia di fare. Gli allenamenti sono intensi ed è  piacevole andarci.

DOMANDA            Cos’è che ti fa andare ad allenamento?

DEBORA            Ad allenamento mi fa andare la mia estrema passione per il basket. Quando ho letto la domanda mi sono venute tre immagini in mente. Il pallone che entra nella retina e il famoso “cioff” che fa venire il brivido. Un bel passaggio alla compagna, perché anche questo fa venire il brivido per l'intesa da cui proviene. Infine le risate con le compagne perché, come dice Gianmarco Pozzecco, “Amo il basket anche perché è un gioco di squadra e si sta assieme e si esce assieme..se avessi giocato a tennis sarei dovuto uscire a cena solo con la mia racchetta.”

DOMANDA            Cosa significa essere capitano?

DEBORA            Essere capitano è innanzitutto un sogno che si è avverato. Questo ruolo comporta molte responsabilità anche se non sembra. Ma a e me le responsabilità piacciono. Essere capitano significa dare l’esempio e essere leader. E’ un’emozione quando percepisci che le tue campagne ti seguono perché hanno fiducia in te e nel ruolo che ricopri. Questo è il mio terzo anno da capitana ma forse è quello in cui maggiormente mi sento completamente dentro il ruolo. Sento la squadra, sento che le più giovani, ma anche le più grandi, hanno fiducia e si appoggiano a  me. Sento il gruppo! Per questo motivo quest’anno più che mai devo essere brava a incitarle quando hanno bisogno, ad aiutarle o semplicemente ad avere il sorriso quando serve, ma anche il famoso bastone dopo la carota quando è necessario. Ricoprire questo ruolo aiuta anche o forse soprattutto me, la mia persona e la mia crescita.

DOMANDA            Come ottieni ciò che vuoi?

DEBORA            Come ottengo tutto quello che voglio? Questa domanda mi fa venire in mente una frase che mi ha scritto mia sorella alla laurea “Smettila di lamentarti sempre che tanto quello che vuoi lo ottieni.” Detto così sembra che con uno schiocco delle dita io abbia ottenuto quello che ho, ma ti dirò la verità: non è per niente così. L’unico modo che conosco per ottenere quello che voglio è farmi un mazzo, per non usare altri termini. Tanta fatica, tanti sacrifici, andare oltre le sofferenze, scavalcare gli ostacoli e soffermarsi sulle piccole gioie che ti danno la spinta per andare avanti per la strada che hai scelto di percorrere.

DOMANDA            Secondo te cosa è peggio? Essere forti ma considerarsi scarsi? O essere scarsi ma credersi forti?

DEBORA             Credersi forti quando si è scarsi. Perché ti porta ad avere presunzione, poca voglia di lavorare e di imparare, e soprattutto perché si pensa di essere arrivati. Ognuna si crea un proprio mondo e non si collabora con gli altri e non si crea una squadra.

DOMANDA            Terminiamo con tre parole o immagini che ti descrivono, che senti ti appartengono.

DEBORA                 Sono calma, comprensiva, positiva, ottimista. Voglio aiutare la squadra, un gruppo che ha voglia di lavorare.

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta!