di Alistair Castagnoli
(nuova versione aggiornata il 25 settembre 2015)
(nuova versione aggiornata il 25 settembre 2015)
PREMESSA – AMO ALLENARE
La preparazione di una nuova stagione sportiva è il momento che sia da giocatore che da allenatore ho sempre preferito. Sono molte le emozioni, le speranze, le promesse che nelle settimane che precedono l’inizio ufficiale della stagione mi hanno accompagnato negli anni.
Amo pianificare, programmare, elaborare e condividere ciò che mi aspetto dal lavoro che amo fare.
La preparazione di una nuova stagione sportiva è il momento che sia da giocatore che da allenatore ho sempre preferito. Sono molte le emozioni, le speranze, le promesse che nelle settimane che precedono l’inizio ufficiale della stagione mi hanno accompagnato negli anni.
Amo pianificare, programmare, elaborare e condividere ciò che mi aspetto dal lavoro che amo fare.
Amo entrare in palestra il primo giorno. Amo il primo allenamento.
Tutto inizia con un’idea, un progetto: nel nostro caso (mio e del mio staff) l’idea di diventare ogni giorno persone diverse, persone più vicine a quelle che identifichiamo come vincenti nella vita e sport. Crescere dentro, imparando a vincere sul campo, imparando soprattutto che ognuno di noi, dalle giocatrici ai membri dello staff, deve fare un passo verso l’altro se al mattino successivo vuole sentirsi differente. Non necessariamente migliore, sicuramente non perfetto, ma un passo più vicino al nuovo “se stesso”.
In queste poche righe ho già parlato di obiettivi, scelte e motivazioni. Tre componenti fondamentali di una stagione sportiva.
E di questi tre concetti parlerò in questo articolo, basandomi principalmente sulle esperienze maturate in tre stagioni (stagioni dal 2010 al 2013; campionato senior femminile con squadra di età media under 20; percentuale di vittorie totale 72%; percentuale di vittorie nelle partite punto a punto 80%).
Partendo da come sono state scelte le giocatrici, da come siano stati stabiliti obiettivi e siano state guidate le persone a raggiungerli, arrivando sino alla metodologia usata e ai risultati ottenuti.
L’augurio è di allenare attraverso questo racconto, di lasciare qualcosa a chi leggerà. Non perché la nostra sia l’unica via, ma perché è stata ed è una via che abbiamo amato, che ho amato, che amo percorrere.
PIU' CONOSCI PIU' SAI DI NON CONOSCERE
Per accompagnare le giocatrici all’obiettivo finale la mia prima decisione è stata la scelta della metodologia da usare per allenare. Sembrerà banale, ma io non ero soddisfatto della solita metodologia che avevo usato e visto usare da quasi tutti i miei colleghi. Amo cambiare, amo sperimentare, amo scoprire conoscenze per me nuove.
La “periodizzazione tattica” si
differenzia dalle altre metodologie di insegnamento in quanto è basata in modo
totale sulla forma di gioco che si vuole praticare. (Oliveria e coll, 2009)Tutto inizia con un’idea, un progetto: nel nostro caso (mio e del mio staff) l’idea di diventare ogni giorno persone diverse, persone più vicine a quelle che identifichiamo come vincenti nella vita e sport. Crescere dentro, imparando a vincere sul campo, imparando soprattutto che ognuno di noi, dalle giocatrici ai membri dello staff, deve fare un passo verso l’altro se al mattino successivo vuole sentirsi differente. Non necessariamente migliore, sicuramente non perfetto, ma un passo più vicino al nuovo “se stesso”.
In queste poche righe ho già parlato di obiettivi, scelte e motivazioni. Tre componenti fondamentali di una stagione sportiva.
E di questi tre concetti parlerò in questo articolo, basandomi principalmente sulle esperienze maturate in tre stagioni (stagioni dal 2010 al 2013; campionato senior femminile con squadra di età media under 20; percentuale di vittorie totale 72%; percentuale di vittorie nelle partite punto a punto 80%).
Partendo da come sono state scelte le giocatrici, da come siano stati stabiliti obiettivi e siano state guidate le persone a raggiungerli, arrivando sino alla metodologia usata e ai risultati ottenuti.
L’augurio è di allenare attraverso questo racconto, di lasciare qualcosa a chi leggerà. Non perché la nostra sia l’unica via, ma perché è stata ed è una via che abbiamo amato, che ho amato, che amo percorrere.
PIU' CONOSCI PIU' SAI DI NON CONOSCERE
Per accompagnare le giocatrici all’obiettivo finale la mia prima decisione è stata la scelta della metodologia da usare per allenare. Sembrerà banale, ma io non ero soddisfatto della solita metodologia che avevo usato e visto usare da quasi tutti i miei colleghi. Amo cambiare, amo sperimentare, amo scoprire conoscenze per me nuove.
La forma di gioco è quindi
l'obiettivo che si vuole raggiungere. Identificare in modo chiaro l'obiettivo e
scomporlo in tutti i sotto-obiettivi che lo costituiscono è il primo importante
step da compiere. Spesso l'obiettivo finale è la somma di piccoli passi (i
cambiamenti della situazione di partenza che ci accompagnano verso l'obiettivo
finale) che si possono effettuare già quotidianamente; e prima li si codifica
prima si inizia il cammino di miglioramento che si è deciso di intraprendere.
(Oliveria e coll, 2009)
Una seconda caratteristica di
questa metodologia è il suo continuo aggiornamento basato sulle più recenti
scoperte nel campo delle neuroscienze.
Negli ultimi venti anni, grazie
alle nuove tecniche di indagine, le neuroscienze hanno fatto passi in avanti
impensabili. Le nuove scoperte (anche esse in continuo aggiornamento) ci
forniscono preziose indicazioni sul funzionamento dei meccanismi
dell'apprendimento e nuove conoscenze che dobbiamo usare per migliorare la
qualità dei nostri insegnamenti ed allenamenti al fine di renderli sempre più
efficaci.
SCEGLIERE GLI OBIETTIVI
Come sono state scelte le
giocatrici e gli obiettivi?
Queste due decisioni sono il
momento più importante (ma spesso sottovalutato o valutato nel modo errato) di
tutta la stagione. Si può dire che sia il momento in cui il futuro della
squadra viene scritto.
Nel nostro caso la scelta delle
giocatrici è stata fatta non solo sulla base delle abilità tecniche, ma anche
di quelle sociali.
Con ogni giocatrice è stato svolto
un colloquio individuale per valutare la disponibilità all'impegno richiesto
aderendo a questo progetto.
Durante il colloquio sono stati
identificati gli obiettivi individuali di tipo personale e prestativo da
raggiungere durante la stagione (vedi tabella 1, 2 e 3).
Dopo i colloqui individuali si è
tenuta la prima riunione tra squadra e staff dove sono stati stabiliti gli
obiettivi di squadra (vedi tabella 4) e si stretto il “patto sportivo” (Moroso,
2013). Sono stati scelti obiettivi di squadra prestativi. Le statistiche hanno
fornito un supporto oggettivo su cui le ragazze hanno potuto basare il proprio
lavoro e monitorare i miglioramenti.
Per guidare la giocatrice a
raggiungere gli obiettivi abbiamo usato il metodo G.R.O.W. (Landsberg, 2009)
descritto in tabella 5.
Step | Descrizione |
1 | Colloquio individuale con la giocatrice |
2 | Ricerca dei fattori motivanti individuali |
3 | Scelta degli obiettivi individuali |
4 | Condivisione di tutti gli obiettivi con la squadra |
5 | Formulazione degli obiettivi di squadra |
6 | Creazione di un circolo virtuoso che nutra le motivazioni |
7 | Revisioni periodiche del lavoro |
8 | Correzioni con ridefinizioni degli obiettivi se necessario |
Esempi di domande poste alle giocatrici |
Perché sei in questa squadra? |
Quali obiettivi ti sei data per questa stagione? |
Come dobbiamo lavorare per raggiungere gli obiettivi? |
Quali emozioni provi al pensiero di raggiungerli? |
Che ruolo hai all'interno della squadra? Cosa ti motiva? |
Quali emozioni provi al pensiero di aiutare le compagne a raggiungere i propri obiettivi? |
Sei consapevole dei tuoi punti di forza? Quali sono? |
Quali emozioni provi sapendo che possiedi le abilità che possono migliorare le tue compagne? |
Sei consapevole degli ostacoli che possiamo incontrare? Quali sono? Come li superiamo? |
Quali emozioni provi sapendo che le tue compagne e noi coach ti guideremo al raggiungimento dei tuoi obiettivi? |
Tipologia obiettivo | Descrizione obiettivo |
Personale | emotivo-motivazionale; abilità sociali |
Fisico | crescita delle abilità fisiche fondamentali allo sviluppo del sé e del modello di gioco |
Tecnico | fondamentali tecnici applicati al modello di gioco |
Tattico | capacità di prendere decisioni funzionali alla realizzazione del modello di gioco |
stagione | primo obiettivo di squadra | risultato |
2010/2011 | miglior difesa del campionato | raggiunto |
2011/2012 | miglior attacco del campionato | raggiunto |
2012/2013 | raggiungere la finale promozione | raggiunto |
Descrizione | |
Obiettivi | Stabilire assieme l'argomento da trattare e l'obiettivo da raggiungere |
Realtà | Fare un'autovalutazione del lavoro fatto fino a quel momento portando esempi concreti |
Opzioni | Scambiasi consigli e raggiungere un accordo su come raggiungere gli obiettivi condivisi |
Riepilogo | Impegnarsi a portare a termine il piano stabilito. Individuare possibili ostacoli |
Definire gli obiettivi intermedi e i tempi di realizzazione | |
Aiutarsi a vicenda (anche tra giocatrici e staff) |
OBIETTIVI DI SQUADRA VS OBIETTIVI INDIVIDUALI
Per ogni stagione è stato scelto un obiettivo
di squadra principale che doveva essere chiaro e raggiungibile oltre che allenabile ad
ogni allenamento (vedi tabella 4).
Sono state individuate quattro tipologie distinte di obiettivi individuali (personali, fisici, tecnici e tattici) differenti per ogni giocatrice e condivisi con ognuna di loro (vedi tabella 3).
Sono state individuate quattro tipologie distinte di obiettivi individuali (personali, fisici, tecnici e tattici) differenti per ogni giocatrice e condivisi con ognuna di loro (vedi tabella 3).
Gli obiettivi individuali sono stati
allenati sempre tutti insieme considerando la persona nella sua totalità e in
relazione agli obiettivi di squadra e al modello di gioco scelto (di cui tutto
è conseguenza).
OBIETTIVI RAGGIUNTI A CONFERMA DELLA VALIDITA' METODOLOGICA
Obiettivi prestativi più
significativi raggiunti dalle giocatrici
Gli indici statistici di ogni
giocatrice, che tengono conto del rendimento delle giocatrici durante le
partite attraverso la raccolta di dati numerici ed oggettivi, sono migliorati
nel corso delle tre stagioni e soprattutto durante le partite giocate con
squadre di pari livello (partite in cui la nostra squadra a 5 minuti dalla fine
si trovava a più o meno 5 punti).
Obiettivi personali più
significativi raggiunti dalle giocatrici
Per ogni ragazza è stato preparato
un percorso formativo di crescita individuale basato sugli obiettivi e i
principi scelti e sviluppabile all'interno degli allenamenti e delle partite.
Il miglioramento individuale è
stato personalizzato e non è stato limitato soltanto alla sfera tecnica, ma ha
fornito un supporto alla crescita della ragazza nella sua totalità (Oliveira et
coll., 2006). Questo perché lo sviluppo delle abilità sociali è un prerequisito
imprescindibile all'espressione funzionale delle abilità tecniche. Senza lo
sviluppo armonico dei tratti sociali della loro personalità le giocatrici non
riusciranno infatti a vivere un’esperienza formativa completa all'interno del
collettivo e non potranno per cui esprimere completamente se stesse come
persone e di conseguenza come atlete (Goleman, 2011).
I principali aspetti allenati sono
stati: costruzione della propria identità; differenza tra efficienza ed
efficacia; capacità individuale di espressione delle proprie risorse ed abilità
in tutti gli ambiti personali e del lavoro di squadra (ambito sociale);
capacità delle giocatrici di convivere e di lavorare insieme.
Prendendo spunto dai risultati
ottenuti in questi anni in istituti scolastici che hanno aderito a progetti
educativi basati su questa metodologia, riportiamo un breve elenco dei
principali cambiamenti riscontrati nelle ragazze dopo queste tre stagioni:
• Accresciuta responsabilità e
maggiore abilità nell'affrontare le situazioni
• Maggiore sicurezza in sé e
maggiore autostima
• Maggiori abilità nella
risoluzione dei conflitti
• Diminuzione della tristezza e
della depressione riferita
• Miglioramento nelle abilità
sociali cognitive
• Miglioramento dell'autocontrollo
e maggiore riflessione prima di agire
• Miglioramento della
pianificazione per risolvere compiti cognitivi
• Miglioramento dell'atmosfera del
gruppo
• Minore tendenza
all'autodistruzione (nelle femmine)
• Maggiori abilità di comunicazione
• Miglior comprensione delle
conseguenze del proprio comportamento
• Accresciuta capacità di valutare
le situazioni interpersonali e di pianificare azioni appropriate
• Comportamento meno antisociale,
autodistruttivo e socialmente disordinato
• Accresciuta capacità di imparare
ad apprendere le abilità
• Miglioramento della capacità di
prendere decisioni in senso socialmente positivo
(Goleman, 2011; Thomposon, 1995; Thompson, 2003).
Trattandosi
di applicazioni in campo sportivo è interessante notare come ogni aspetto
personale sviluppato sia un presupposto importante al miglioramento
dell’apprendimento motorio individuale e della squadra.
Obiettivi prestativi più
significativi raggiunti dalla squadra
Riportiamo le tabelle riassuntive degli obiettivi di sqaudra e
dei totali dei risultati raggiunti nelle tre stagioni (vedi tabella 5 e 6). E’ interessante notare la casella
delle gare punto a punto (partite decise da più o meno 5
punti, ossia partite in cui a 5 minuti dalla fine la squadra si trova in
vantaggio o svantaggio di 5 punti).
gare giocate | ||||
Stagione 2010/2013 | totale | vinte | perse | % vittorie |
totale | 64 | 46 | 18 | 72 |
gare punto a punto* | 15 | 12 | 3 | 80 |
tabella 6 - risultati sportivi raggiunti dalla squadra
LA METODOLOGIA E LA SUA EFFICACIA
Una considerazione importante a
conferma dell'efficacia della metodologia usata
In tre stagioni la squadra ha
giocato un totale di 64 partite, vincendone 46, che equivale ad una percentuale
di vittorie del 72%.
Analizzando le 15 partite (sul
totale di 64) in cui a 5 minuti dalla fine il punteggio era ancora in
equilibrio – svantaggio o in vantaggio di un massimo di 5 punti – abbiamo
constatato che la percentuale di vittorie è salita all’80% (12 vinte su 15
giocate, ossia una media di una sconfitta a stagione a fronte di quattro
vittorie).
Perché questo dato è così
importante?
In partite punto a punto, gli
ultimi minuti sono quelli che vengono considerati, da tutti gli addetti ai
lavori, i più difficili da giocare, in quanto ogni decisione presa dalle
giocatrici può determinare la vittoria o la sconfitta. La pressione aumenta, la
percezione della stanchezza mentale e fisica aumenta. Eppure, in queste
condizioni che sportivamente sono considerate estreme, la squadra ha
conquistato un record migliore.
Come mai?
Di tutti gli aspetti allenati, la
capacità del cervello di prendere decisioni funzionali alla realizzazione del
modello di gioco (Kaiser, 2003; Oliveira et coll,
2006; Noakes, 2011) – competenza che porta alla vittoria e al benessere
che ne consegue – è quello che
maggiormente è stato curato utilizzando i principi esposti.
Ciò fa comprendere le
potenzialità, sia personali sia sportive, che derivano dall’utilizzo di tale
metodologia.
La metodologia usata negli
allenamenti
Gli allenamenti individuali (e di
squadra) sono stati costruiti attraverso situazioni di gioco reali e
finalizzati al raggiungimento del modello di gioco scelto. Gli stessi obiettivi
individuali (e di squadra) sono stati usati
come principi allenanti il sistema di gioco, questo perché “giocare significa
pensare e prendere decisioni”. (Oliveria et coll., 2006).
La giocatrice, attraverso la
comprensione dei principi di gioco, scopre come automatizzare la risposta
tecnica motoria più indicata a seconda delle situazioni di gioco che affronta.
Questo tipo di apprendimento
attivo migliora l’autonomia e la capacità di prendere decisioni funzionali al
raggiungimento degli obiettivi e, come conseguenza, della vittoria.
In questo modello la
giocatrice/persona è vista come una interazione costante
tra le dimensioni tattica, tecnica, fisica e personale (emotivo-motivazionale)
in un contesto di modello di gioco. (Oliveria et coll., 2006).
A sostegno di
quanto detto è bene ricordare due principi fondamentali: “…quanto
sia importante allenarsi mantenendo sempre sensazioni piacevoli. Infatti, se la
tua mente associa certe azioni alla sensazione di piacere, creando uno stato
d’animo di maggiore agio, quando sarai esposto a una certa situazione-stimolo
quelle azioni emergeranno come risposte fluide e automatizzate, ovvero avremo
ottenuto una spontaneità costruita.” (Aldo Montano in Nardone, 2012); e che “le
emozioni – implicate nella percezione che abbiamo del mondo, nei ragionamenti,
nei processi di memorizzazione, nell’apprendimento, nelle azioni, nella
concentrazione – ci permettono di creare un sistema di navigazione automatico”
che ci aiuta a prendere le decisioni in campo e nella vita di tutti i giorni
(Oliveira et coll.,2006; Damasio, 1995).
Il coach deve quindi
guidare la giocatrice (attraverso una scoperta guidata) “a sentire che nel
cuore dell’azione le cose funzionano, che i principi di gioco che si intendono
sviluppare hanno senso” e a far sì che la giocatrice prenda decisioni tattiche
automatiche – trasformate in azioni motorie dal cervello (Kaiser, 2003; Noakes,
2011) – funzionali al raggiungimento di un risultato positivo (Oliveira et
coll, 2006).
Perché questa metodologia?
La scelta di questa metodologia è
stata fatta sulla base di quanto analizzato nelle nove stagioni precedenti a
livello regionale, nazionale ed internazionale ed approfondendo lo studio delle
più recenti scoperte nei campi delle neuroscienze.
In questi anni abbiamo visto
troppe giocatrici tecnicamente valide non riuscire a raggiungere buoni
risultati prestativi. E’ mia opinione che questo accada perché le abilità
fisiche (tecniche) e personali (emotive e sociali) non vengano sviluppate in
maniera equilibrata. Troppi allenatori continuano a fare i tecnici quando
invece è tempo di diventare coach ed educatori sportivi. Basti aver presente di
come una persona a disagio (tipica situazione vissuta
da una giocatrice quando è frustrata per la propria prestazione) ricordi,
comprenda, impari e decida con lucidità infinitamente minore (Goleman, 2011)
per capire di come il ruolo dell’allenatore debba modificarsi.
Nelle ragazze/giocatrici la
bravura o l’incapacità espressa giocando genera una serie di reazioni emotive
che influenzano la percezione del sé e degli altri e quindi il comportamento
sociale e la performance sportiva successiva.
Affinché la prestazione cresca
sorretta da fondamenta solide, è auspicabile insegnare alle ragazze/giocatrici
a riconoscere e gestire le emozioni generate dalla pratica di un’attività sportiva
così che le loro decisioni si indirizzino verso il benessere personale e il
raggiungimento degli obiettivi.
PERCHE' ALLENIAMO?
E' chiaro però che, affinché
all'interno della squadra si instauri un efficace rapporto maestro/allievo che
porti ad un vero apprendimento, gli allenatori devono fare auto critica, togliersi dal piedistallo su cui si auto
pongono e ricordare qual è il loro obiettivo: fare carriera usando i
giocatori/giocatrici? O guidare le persone verso gli obiettivi che hanno
stabilito e crescere così insieme a loro?
La distinzione è importante perché
la storia ci insegna che nel primo caso si ottengono risultati di prestazione a
breve termine, in cui però la crescita delle persone è pari quasi allo zero
(prova ne è il fatto che le situazioni che creano problemi si ripresentano a
intervalli regolari generando ogni volta un pericoloso calo della motivazione e
dell'autostima – vedi il secondo principio della termodinamica) e che nel
secondo caso la crescita personale è ciò che dà la spinta al cambiamento, al
raggiungimento degli obiettivi e dei risultati a lungo termine (in questa
visione infatti i problemi che si creano vengono valutati come opportunità per
proseguire il percorso e una volta appresa la lezione che hanno da impartire
non vengono più percepiti come eventi traumatici anche nel caso in cui si
ripropongano).
OLTRE GLI OBIETTIVI, OLTRE LO SPORT
Ciò che infine voglio che si
comprenda è che noi dello staff (i coach Roberto Battistella e Marco Coletti)
non siamo stati bravi a insegnare a giocare e a insegnare a vincere. Questi
sono stati strumenti e piacevoli conseguenze di un cammino in cui ciò che ha
funzionato è stata la metodologia che ci ha permesso di identificare gli
obiettivi (e i sotto-obiettivi) personali e sportivi, i principi (e i
sotto-principi) della forma di gioco e di insegnare alle giocatrici (quindi a
persone) a prendere decisioni in modo efficace per raggiungerli.
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Sullo stesso argomento leggi anche "La via oltre: breve riflessione sugli obiettivi"
Questo articolo è stato pubblicato in due parti sulla rivista Nuova Atletica - Ricerca in Scienza dello Sport, N. 244/245, gennaio/aprile 2014 e Nuova Atletica - Ricerca in Scienza dello Sport, N. 247/248, luglio/ottobre 2014
Prima pubblicazione online: 18 maggio 2015
FONTI
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development of exeprt decision-making in team ball sports – Journal Of Applied
Sport Physiology, 2003; 15:12-25
Damasio A. – L'Errore di Cartesio
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Goleman D.
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Goleman D. – Leadership Emotiva –
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Kayser B. – Exercise starts and ends in the brain – Eur J Appl Physiol,
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Landsberg M. - Il Tao del Coaching
- Alessio Roberti Editore, 2009
Nardone G., Montano A., Sirovich
G. – Risorgere e Vincere – Salani, 2012
Noakes T.D. – Time to move beyond a
brainless exercise physiology: the evidence for complex regulation of human
exercise preformance – Appl Physiol Nutr Metab, 2011; Vol. 36: 23-35
Moroso E. –
Scritti privati – (osservazioni non pubblicate), 2013
Oliveira B., Resende N., Amieiro
N., Barreto R. – Questione di Metodo – Tropea, 2009
Thompson J. – Positive Coaching – Balance Sports
Publishing, 1995
Thompson J. – The Double Goal Coach – Harper, 2003
Trabuchi P. – Resisto Dunque Sono –
Corbacci, 2007
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